Criteri generali di progettazione
Dall’analisi delle informazioni storiche disponibili, l’area studio è una zona considerata in passato di moderata rilevanza sismologica, il cui potenziale sismogenico è stato però significativamente rivalutato dalla letteratura apparsa nell’ultimo decennio. Le argomentazioni addotte pro o contro l’esistenza di strutture capaci di generare forti terremoti nell’area (M ≥ 6.0) sono oggetto di un ampio dibattito scientifico, che al momento non può considerarsi risolto, data la parziale inadeguatezza delle informazioni disponibili, e le scarse e talora controverse evidenze sperimentali. Similmente la casistica sui fenomeni di sismicità indotta riguarda prevalentemente le esperienze maturate in relazione a grandi bacini idrici, o alle fasi di emungimento di risorse minerarie. Le installazioni di monitoraggio sismico per lo stoccaggio di fasi gassose presentano un marcato carattere innovativo, sia dal punto di vista tecnologico sia scientifico.
La Rete Sismica di Collalto è stata progettata con lo scopo di poter svolgere un’attività di controllo e studio sia della micro-sismicità indotta dalle attività di stoccaggio sul serbatoio naturale, sia della sismicità naturale nell’area circostante il serbatoio. La rete combina caratteristiche strumentali di alta dinamica, adatte a garantire la registrazione di terremoti medio-forti associati a sorgenti sismogenetiche (note o ipotizzate) nell’area, con le prerogative di elevata sensibilità richieste a una rete di monitoraggio micro-sismico che deve garantire il migliore potere risolutivo alle profondità e lungo le geometrie degli orizzonti permeabili caratteristici del serbatoio naturale. La rete realizzata ha una geometria che si concentra sull’area corrispondente al serbatoio, dove la spaziatura tra le stazioni è ridotta a 4-5 km, e si allarga via via a distanza da esso permettendo un collegamento armonico con le reti di rilevamento sismico regionali gestite dall’OGS. Inoltre, la rete è dotata di un numero di stazioni adeguato a garantire il monitoraggio anche nel caso di temporanei malfunzionamenti della strumentazione o delle reti di comunicazione. La rete è stata progettata in modo da consentire la rilevazione degli eventi deboli (con M ≺ 1.0, e possibilmente inferiore) in corrispondenza del serbatoio e nelle immediate vicinanze, nonché la registrazione completa di eventi medio-forti (con M ≥ 4.5) in tutta l’area studio. Essa fornirà dati di elevata qualità tali da poter effettuare, in prospettiva, localizzazioni e stime di magnitudo di precisione, studi di sorgente per collegare le caratteristiche del rilascio di energia con lo stato di pressione interno al serbatoio, analisi tomografiche per la definizione delle strutture di velocità esistenti nel sottosuolo, della variazione dei parametri elastici locali nel tempo e il loro eventuale rapporto con l’attività sismica delle strutture sismogenetiche vicine.
La Rete Sismica di Collalto si inserisce nel più ampio contesto del monitoraggio sismico condotto dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) per tramite del suo Dipartimento Centro di Ricerche Sismologiche (CRS) a partire dal 1977, anno di installazione del primo nucleo della Rete Sismometrica dell’Italia Nord-Orientale, a seguito degli eventi del Friuli del 1976. Oggi quest’attività viene svolta con finalità di studio della sismicità regionale e allarme sismico tramite apposite convenzioni stipulate con la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, la Regione Veneto e la Provincia Autonoma di Trento, attraverso i Servizi di Protezione Civile, nonché collaborazioni di carattere scientifico e tecnologico con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e con altre realtà di ricerca e accademiche, italiane ed internazionali. La rete è stata disegnata per inserirsi al meglio in questo contesto, in modo da poter beneficiare dei dati acquisiti dalle reti limitrofe e restituire informazioni robuste e valide con il massimo dettaglio possibile.
Da un punto di vista generale l’area studio presenta una serie di difficoltà oggettive legate essenzialmente all’elevato livello di antropizzazione, che comporta un forte rumore di fondo, e alla presenza di suoli soffici di origine fluvio-glaciale nelle aree al margine della Pianura Veneta e a nord delle alture di Collalto, che hanno caratteristiche scadenti per quanto riguarda l’installazione di sensori sismici (Figure 1a e 1b).
Figura 1a – Carta fisica semplificata dell’area che in cui si trova il serbatoio naturale di Collalto.
Figura 1b – Carta geologica semplificata dell’area in cui si trova il serbatoio naturale di Collalto. Si riconoscono le seguenti formazioni: Conglomerati Poligenici (giallo); Conglomerati Poligenici – Arenarie (giallo retinato); Sedimenti Fluvio-Glaciali (bianco e azzurro); Calcari (blu); Biancone (verde). I simboli indicano la posizione delle stazioni delle reti permanenti del Friuli Venezia Giulia (CAE, Caneva; MLN, Malnisio; CSO, Casso) e del Veneto (VARN, Col Varnada; MTLO, Montello; CGRP, Cima Grappa; FAO, Alpe Faloria) gestite da OGS (quadrati blu) e della Rete Nazionale gestita da INGV (CTI, Castel Tesino; quadrato rosso). La piccola area scura al centro mostra l’ubicazione del serbatoio.
Le zone di Susegana/Collalto e del Montello orientale, che sovrastano il giacimento gestito da Edison, sono caratterizzate da una morfologia collinare, prima espressione del rilievo alpino meridionale. Esse sono prevalentemente costituite da formazioni quali i Conglomerati del Villafranchiano, caratterizzati da un buon grado di cementazione, ed i più recenti depositi fluvio-glaciali, generalmente affiornati nei fondovalle o alle quote inferiori. L'area è ad uso prevalentemente boschivo e agricolo, ed è interessata da scarso sviluppo urbanistico, se non a fondovalle ove sono anche situate le principali arterie viarie. Le caratteristiche della zona collinare dunque, in termini generali, ben si prestano all'installazione di sismometri, mentre tutta la pianura veneta a sud-est dei rilievi del Montello e di Susegana/Collalto, risultando fortemente antropizzata ed industrializzata, limita la possibilità di intervento. Lo stesso si può dire dell’area a nord delle alture Montello/Collalto, ove la presenza di diffusi insediamenti urbani (Moriago, Sernaglia, Falzè, Pieve di Soligo) e industriali, oltre alle caratteristiche dei sedimenti presenti, di fatto rendono poco proponibile l'installazione di sensori.
L'area del giacimento di Collalto (Fig. 2) ha dimensioni di circa 10 km x 3 km, e contiene 24 pozzi concentrati in una dozzina di campi. Solo una parte dei pozzi viene effettivamente utilizzata per le operazioni di stoccaggio/estrazione del metano. L'area più produttiva, per quanto concerne l'immissione/estrazione del metano, ha dimensioni più ridotte, pari a circa 5 km x 2 km. I livelli produttivi del serbatoio sono collocati a circa 1500-1600 m di profondità.
Figura 2 – Dettaglio dell’area dell’impianto di Collalto, con l’ubicazione del serbatoio (area marroncina) e dei pozzi (punti rossi e verdi).